Fare rumore a tavola? In questi paesi è segno di buona educazione

martedì 14 ottobre 2025 08:40 - Patricia González
Fare rumore a tavola? In questi paesi è segno di buona educazione

Capita a tutti: si gusta uno spaghetto e qualcuno ci guarda male, si beve un brodo caldo e riecheggia la voce di mamma che ammonisce: “Non fare rumore, non è educato”. In molti siamo cresciuti con quest’idea: il buon commensale è quello che non si fa sentire.

Il silenzio a tavola, che nulla ha a che vedere con la vivacità dei pranzi di famiglia o delle tavolate del Sud, è ancora considerato, in gran parte d’Europa, segno di buona educazione. Ma ciò che qui viene associato alla cortesia, altrove può essere interpretato come freddezza o mancanza di partecipazione. Ci sono Paesi in cui mangiare in silenzio sarebbe quasi una mancanza di entusiasmo. Ecco alcuni esempi affascinanti.


Giappone

In Giappone, sorseggiare rumorosamente i ramen non solo è permesso, ma è un gesto di apprezzamento. Il rumore indica che il piatto è gradito e, tecnicamente, aiuta anche a raffreddare il brodo e a esaltare i profumi.

Lì, il suono delle tagliatelle aspirate è una sinfonia di piacere condiviso, un sottofondo armonioso in ogni ramen-ya. Mangiare in silenzio, invece, apparirebbe freddo o privo di entusiasmo.

Cina

In molte zone della Cina, i suoni del pasto, l’ultimo sorso di tè, il tintinnio delle bacchette e il mormorio del brodo fanno parte della convivialità. Non è maleducazione, ma partecipazione.

Mangiare con rumore significa vivere il cibo come un momento sociale: condividere la gioia di esserci e di mangiare insieme. Il silenzio totale, al contrario, può sembrare forzato, quasi un segno di distanza o di eccessiva formalità.

India

In India, mangiare è un’esperienza sensoriale totale. Le dita si mescolano al riso e al curry, i suoni e i gesti si fondono in un rito che coinvolge corpo e spirito.

Il tintinnio dei piatti d’acciaio, le voci intorno e il rumore dei cucchiai contribuiscono al piacere del pasto.

Perfino il tè ha il suo suono. Nelle bancarelle di strada, il chai servito in piccoli bicchieri di terracotta viene spesso gettato a terra dopo l’uso: il tonfo segna la fine della pausa, un gesto quotidiano e liberatorio. Ben diverso dal silenzio solenne con cui, a Londra, si sorseggia una tazza di tè.

Paesi arabi

In molti Paesi arabi, il silenzio a tavola è quasi imbarazzante. Mangiare è un atto collettivo, rumoroso e generoso: si parla, si ride, si invita l’altro a servirsi ancora. L’ospitalità risuona forte e chiara: il chiasso della tavola non è disordine, ma un segno di vita e di condivisione. È il suono stesso del convivio, la prova che il cibo sta svolgendo la sua funzione più antica: riunire le persone.

Quando anche il corpo parla

Non solo il rumore del cibo o dei bicchieri: in alcune culture, anche i suoni del corpo sono tollerati. Non esiste un Paese dove il rutto sia formalmente “educato”, ma in molte zone dell’Asia o del Medio Oriente non è considerato offensivo. In contesti dove il cibo rappresenta abbondanza e gratitudine, il corpo non è separato dal piacere di mangiare: un gesto naturale può essere interpretato come un segno sincero di soddisfazione.

Occidente: il fascino del silenzio

Il suono del cibo è un linguaggio universale, ma ogni cultura lo interpreta a modo suo. Dove qualcuno sente una mancanza di buone maniere, altri percepiscono una forma di gratitudine. In Giappone o in Cina, un sorso rumoroso è un “grazie” al cuoco; in Italia o in Spagna, lo stesso gesto susciterebbe sguardi scandalizzati.

Alla fine, non esiste un modo giusto o sbagliato di mangiare, ma infiniti linguaggi del gusto. Ogni tavola ha la sua voce, ogni cultura il suo ritmo. E voi, fino a che punto pensate che il silenzio a tavola sia davvero sinonimo di buona educazione?

Patricia GonzálezPatricia González
Appassionata di cucina e buon cibo, la mia vita si muove tra parole ben scelte e cucchiai di legno. Responsabile, ma distratta. Giornalista e redattrice con anni di esperienza, ho trovato il mio angolo ideale in Francia, dove lavoro come redattrice per Petitchef. Adoro il bœuf bourguignon, ma mi manca il salmorejo di mia madre. Qui, combino il mio amore per la scrittura e i sapori succulenti per condividere ricette e storie di cucina che spero possano ispirarti. La tortilla, mi piace con cipolla e poco cotta :)

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