I gesti che mettono a disagio in un ristorante giapponese e che quasi tutti noi facciamo senza saperlo

martedì 18 novembre 2025 12:00 - Patricia González
I gesti che mettono a disagio in un ristorante giapponese e che quasi tutti noi facciamo senza saperlo

In Giappone, mangiare è molto più di un semplice gesto quotidiano: è un atto di consapevolezza. Significa rispettare la materia prima, chi l’ha preparata e lo spazio condiviso a tavola. Per questo ogni gesto, dal modo in cui si impugna la ciotola a come si ringrazia per il cibo, ha un valore preciso. Il galateo non è un insieme di divieti, ma un modo per custodire l’armonia del momento.

E sebbene difficilmente un ospite straniero venga rimproverato per un errore, conoscere le regole fondamentali permette di cogliere un aspetto essenziale: in Giappone, il pasto è anche una piccola cerimonia. Che si tratti di visitare il Paese o semplicemente di sedersi in un ristorante giapponese, comprendere queste usanze rende l’esperienza molto più autentica e significativa. Ecco cosa non si dovrebbe fare:


Utilizzare l’oshibori come un normale asciugamano

Prima dell’arrivo del primo piatto, il cameriere offre un piccolo telo umido, presentato su un vassoio o con una pinza. In inverno è caldo, in estate è fresco: è l’oshibori, e serve unicamente per pulirsi le mani prima di mangiare. Non va usato per detergere il viso o ripulire il tavolo.

Perché evitarlo? Perché dietro questo gesto apparentemente semplice c’è un’intera idea di purificazione: prepararsi al cibo liberandosi simbolicamente dalla polvere della giornata. In Giappone, pulirsi le mani prima del pasto non è solo igiene, è rispetto.

Infilare le bacchette nel riso

Tra i gesti più sconcertanti per i giapponesi c’è quello di lasciare le bacchette conficcate nel riso. Per molti occidentali è solo un modo per appoggiarle, ma in Giappone richiama un’immagine funebre: l’incenso posto verticalmente durante i riti in onore dei defunti.

Perciò, quando fate una pausa o avete finito, non lasciatele mai in piedi. Appoggiatele sull’hashioki oppure, se non disponibile, disponetele parallelamente alla ciotola, con calma e rispetto.

Mangiare prima della persona di rango o età superiore

In Giappone la tavola ha un ritmo preciso, nulla è lasciato al caso. Nei pasti formali, nessuno solleva le bacchette prima della persona più anziana o di rango più elevato.

Perché questa regola? Perché aspettare racchiude gran parte dell’educazione giapponese: condividere il pasto significa anche seguire il passo di chi merita rispetto. È un modo silenzioso di riconoscere l’altro e iniziare insieme.

Dare la mancia

In Giappone la gratitudine non passa dal denaro. Anche di fronte a un servizio impeccabile, la mancia è percepita come superflua e a volte persino imbarazzante. La forma corretta di ringraziamento è inclinare leggermente il capo e dire gochisousama deshita, un’espressione che riconosce tutto il lavoro invisibile dietro un piatto: chi cucina, chi serve, chi seleziona gli ingredienti.

Perché evitare la mancia? Perché qui la gratitudine si esprime, non si paga. Anche se alcune zone turistiche stanno iniziando ad accettarla, la maggior parte dei giapponesi preferisce ancora un ringraziamento sincero.

Passare il cibo da una coppia di bacchette all’altra

Un gesto che può creare forte disagio è trasferire il cibo direttamente da un paio di bacchette all’altro. In Giappone questo movimento richiama un momento altamente simbolico: durante i funerali, le ossa del defunto vengono passate nello stesso modo.

Ripetere questo gesto durante un pasto evoca involontariamente la morte in un contesto che celebra la vita. Se si vuole condividere un boccone, si usa il retro delle bacchette o un piattino intermedio.

Usare profumi intensi

In Occidente andare al ristorante può essere associato all’idea di indossare un buon profumo. In Giappone, invece, è considerato un errore. Gli aromi del cibo (il vapore del riso, il tè caldo, il brodo) hanno lo stesso valore del sapore. Un profumo estraneo rompe l’equilibrio e distrae.

Ecco perché chi cena in un ristorante giapponese evita fragranze forti: l’attenzione deve essere rivolta al piatto, non a chi lo mangia.

Immergere il sushi nella soia

È un gesto comune: prendere il sushi e immergerlo interamente nella salsa di soia. In Giappone, però, è un errore. La soia serve ad esaltare il pesce, non a impregnare il riso. Inzuppare il sushi fino a farlo sgocciolare annulla l’armonia studiata dallo chef.

Ogni pezzo ha proporzioni precise: riso, pesce, wasabi e una sottile spennellata di soia spesso già applicata dall'itamae. Per questo si intinge solo il lato del pesce, mai il riso, e si porta alla bocca in un unico boccone.

Il rito che vive anche nel quotidiano

Ciò che in Occidente appare “cerimonioso”, fatto di movimenti misurati, compostezza e silenzio, in Giappone è parte naturale della vita quotidiana. È un rispetto discreto che attraversa ogni gesto: come si serve un piatto, come si tiene una ciotola, come si evita di parlare a bocca piena o di muovere gli utensili con distrazione.

Non è un comportamento riservato alle occasioni speciali: anche nelle cene semplici di tutti i giorni questa logica rimane, magari in forma più essenziale, ma continua a esistere. È un modo pacato di vivere la tavola come spazio di armonia.

Patricia GonzálezPatricia González
Appassionata di cucina e buon cibo, la mia vita si muove tra parole ben scelte e cucchiai di legno. Responsabile, ma distratta. Giornalista e redattrice con anni di esperienza, ho trovato il mio angolo ideale in Francia, dove lavoro come redattrice per Petitchef. Adoro il bœuf bourguignon, ma mi manca il salmorejo di mia madre. Qui, combino il mio amore per la scrittura e i sapori succulenti per condividere ricette e storie di cucina che spero possano ispirarti. La tortilla, mi piace con cipolla e poco cotta :)

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