Quante proteine servono davvero per definire un alimento “altamente proteico”?

lunedì 28 luglio 2025 10:59 - Patricia González
Quante proteine servono davvero per definire un alimento “altamente proteico”?

Quante proteine deve contenere un alimento per poter essere definito “ad alto contenuto proteico”? Non è il marketing a stabilirlo, ma la normativa europea. Imparare a leggere le etichette è fondamentale per evitare l’effetto alone e capire che non tutto ciò che è “proteico” è davvero sano. A fare la differenza sono la qualità delle proteine, il contesto nutrizionale e la composizione complessiva del prodotto.


“Ricco di proteine”: cosa significa davvero?

Oggi quasi ogni alimento sembra voler cavalcare la moda delle proteine. Biscotti, yogurt, cereali, gelati e persino il pane sfoggiano etichette come “fonte di proteine” o “ad alto contenuto proteico”. Ma cosa vuol dire davvero questa dicitura? E soprattutto, chi decide se un prodotto può usarla?

Non è il marketing, né un influencer di tendenza, a stabilirlo. A farlo è la legge. In Europa, le indicazioni nutrizionali presenti sulle confezioni, come “ad alto contenuto di proteine”, “a basso contenuto di zuccheri” o “fonte di fibre”, sono regolate dal Regolamento (CE) n. 1924/2006. Questo insieme di norme definisce con criteri oggettivi cosa può comparire sulle etichette.

Grazie a questa regolamentazione, termini come “ricco di proteine” non sono frutto della creatività pubblicitaria, ma devono rispondere a requisiti tecnici precisi e verificabili.

Che cosa significano "alto contenuto proteico" e "fonte di proteine"?

Secondo il Regolamento (CE) n. 1924/2006, un alimento può essere definito “fonte di proteine” se almeno il 12% del suo valore energetico totale proviene dalle proteine.

Per ottenere la dicitura “ad alto contenuto proteico”, la quota deve salire ad almeno il 20% dell’energia totale.

È importante sottolineare che non conta solo quanti grammi di proteine contiene un alimento ogni 100 grammi, ma quanta energia apportano le proteine rispetto all’energia complessiva del prodotto.


Un esempio per capire meglio

Immaginiamo uno yogurt con le seguenti caratteristiche:

  • Apporto energetico: 100 kcal per unità
  • Contenuto proteico: 10 g di proteine
  • 1 g di proteine fornisce 4 kcal → 10 g = 40 kcal da proteine
  • Le proteine coprono quindi il 40% dell’energia totale

In questo caso, lo yogurt può essere legittimamente definito “ad alto contenuto proteico”.

Se invece contenesse solo 3 g di proteine (pari a 12 kcal su 100), pur restando un alimento con una buona quota proteica, non potrebbe riportare la dicitura “ad alto contenuto proteico”, ma solo “fonte di proteine”, poiché raggiunge il minimo richiesto del 12%.

L’inganno delle proteine: quando l’etichetta non racconta tutta la verità

Sempre più spesso si trovano in commercio prodotti ultralavorati che riportano la dicitura “ad alto contenuto proteico”, ma che in realtà presentano un profilo nutrizionale poco equilibrato. Biscotti ricchi di grassi di bassa qualità, barrette con zuccheri aggiunti o snack composti da più additivi che ingredienti reali sono solo alcuni esempi.

Questo fenomeno è conosciuto come effetto alone: una caratteristica positiva messa in evidenza, come la presenza di proteine, porta il consumatore a percepire l’intero prodotto come sano, anche quando non lo è.

Un singolo nutriente non è sufficiente per definire un alimento salutare. A fare la differenza è la qualità complessiva del prodotto: quali ingredienti contiene, come è stato lavorato, quali nutrienti apporta e quali eventualmente sbilancia. Saper leggere oltre le etichette è fondamentale per fare scelte davvero consapevoli.

Più proteine = più sano? Non necessariamente

Le proteine sono fondamentali per muscoli, ormoni, enzimi e sistema immunitario, ma più non significa meglio. Il fabbisogno medio è di 0,8 g per chilo di peso corporeo al giorno, valore che varia in base a età, attività fisica e salute. Non tutte le proteine sono uguali: quelle di alta qualità, come uova e latte, hanno un profilo di aminoacidi più completo e sono più digeribili rispetto a molte fonti vegetali o prodotti ultralavorati. Questo si misura con il valore biologico, che ne indica l’effettiva utilità per l’organismo.

In conclusione, contano sia la quantità che la qualità delle proteine, oltre al contesto della dieta complessiva.

Le vere proteine non hanno bisogno di etichette

Molti alimenti che fanno parte di una dieta equilibrata, come uova, legumi, frutta secca, pesce e formaggi, sono ottime fonti di proteine, anche se non riportano slogan vistosi sulla confezione.

In realtà, non hanno bisogno di essere presentati come “prodotti proteici” perché lo sono già per natura. Conoscere questi cibi e il loro valore nutrizionale permette di assumere proteine di qualità senza farsi influenzare dalle strategie di marketing.

Proteine in etichetta? Guardate oltre il claim

La prossima volta che una confezione vi attirerà con la scritta “PROTEINE!” ben in evidenza, saprete che è il momento di approfondire. Perché ora è chiaro che un prodotto “ricco di proteine” non è automaticamente sano.

Leggere l’etichetta con attenzione è fondamentale. La presenza di un nutriente di interesse, come le proteine, non basta a rendere un alimento una buona scelta, soprattutto se il resto della composizione è povero, squilibrato o ricco di zuccheri, grassi scadenti o additivi. Non lasciatevi ingannare dai messaggi pubblicitari: la vera salute si legge tra le righe.

Patricia GonzálezPatricia González
Appassionata di cucina e buon cibo, la mia vita si muove tra parole ben scelte e cucchiai di legno. Responsabile, ma distratta. Giornalista e redattrice con anni di esperienza, ho trovato il mio angolo ideale in Francia, dove lavoro come redattrice per Petitchef. Adoro il bœuf bourguignon, ma mi manca il salmorejo di mia madre. Qui, combino il mio amore per la scrittura e i sapori succulenti per condividere ricette e storie di cucina che spero possano ispirarti. La tortilla, mi piace con cipolla e poco cotta :)

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